Un sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro deve ottenere l’effetto di garantire che un’organizzazione applichi politiche atte a ridurre a un numero, il più possibile prossimo a zero, gli infortuni (naturalmente, lavorando per priorità sui rischi esistenti).
Se è vero che il rischio zero è un traguardo teoricamente impossibile, mutuando l’insegnamento del Dott. Fabrizio Benedetti (CONTARP INAIL), possiamo lavorare sul rischio residuo per indirizzare le azioni più opportune a ridurre le occasioni che questo si trasformi in un infortunio.
Dove è che un Auditor trova il riferimento formale alle modalità che l’organizzazione intende adottare per ottenere questo risultato sfidante?
Naturalmente, nella Politica per la salute e sicurezza sul lavoro, a partire dalla quale si declinano gli obiettivi che riguardano tutti gli aspetti sistemici e tipici del controllo operativo sui processi e sulle attività a rischio. La Politica e gli Obiettivi individuati dall’Alta Direzione sono e devono essere considerati proprio come i principali “Criteri di Audit” per verificare l’efficace applicazione del sistema di gestione.
Cosa dovrà indirizzare, allora, la Politica per la salute e sicurezza sul lavoro?
Sicuramente l’applicazione reale e concreta almeno di quanto previsto all’Art. 15 del
D. Lgs. 81_08 in materia di misure generali di tutela del lavoratore.
Quindi, per estrema sintesi: individuare tutti i rischi, ridurli al minimo [perché spesso azzerare il rischio è impossibile!], ovvero eliminarli alla fonte, ridurre al massimo l’esposizione delle Risorse Umane ai fattori di rischio. Inoltre, ancora in estrema sintesi, garantire la consultazione e partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti.
Tra le misure individuate all’Art. 15, lapartecipazione e consultazione dei lavoratorirappresenta un impegno significativo e primario,che ha come contropartita lo sviluppo della cultura dell’organizzazione a tutto tondo, attraverso la consapevolezza e responsabilizzazione delle Risorse Umane.Si tratta, in buona sostanza, della base di partenza per costruire una squadra vincente, costituita dalle Risorse Umane aziendali. La partecipazione e la consultazione dei lavoratori, quando trasformate in strumento pro-attivo, a ben riflettere, sono lo strumento principe per coinvolgere tutte le migliori intelligenze aziendali nello sviluppo e miglioramento continuo dei processi e dei prodotti o parti intermedie della produzione, lavorando sui fattori produttivi. Si parte dalla conoscenza approfondita dei processi e attività o lavorazioni, sia dal punto di vista della salute e sicurezza sul lavoro, sia dal punto di vista degli aspetti più propriamente produttivi, spesso interrelati, per definire i percorsi di miglioramento continuo e i salti di qualità operativi, i cosiddetti “breakthrough”, che possono riguardare tutti gli aspetti della gestione aziendale.
A proposito del tanto bistrattato Art. 2087 del Cod. Civile, saranno proprio le Risorse Umane aziendali a trovare le migliori soluzioni per la sua concreta attuazione: una attuazione che potrà passare attraverso logiche “Lean” o “Industry 4.0”, ove le Risorse Umane diventeranno protagoniste e non il classico “peso” agli occhi dell’Alta Direzione.
Si otterrà, così, la conformità alla Legge e, nello stesso tempo, l’efficacia e la migliore efficienza dell’organizzazione produttiva.
Occorre, però, che questa visione si declini attraverso una metodologia di analisi scientifica. Non ci può essere alcuna sicurezza (né miglioramento produttivo, si badi bene) se non si considera tale elemento nel suo insieme.