Stasera, come tante altre volte, sono a Milano, la grande Milano, per lavoro. Arrivato alle sei di sera con un “Freccia” da Roma, sono venuto in albergo. Uno dei pochi liberi. Ormai, a Milano, non si trova quasi mai posto o, se si trova, le camere hanno prezzi da vergogna. Beh! C’è chi, viaggiando per lavoro, quei prezzi può anche permetterseli.

 

 

In occasione del Convegno INAIL del giorno 14 Settembre, tenuto nell’ambito della Convention “Ambiente Lavoro”, ho presentato a nome di AICQ Sicev, CEPAS e KHC una relazione sulla “Valutazione dell’efficace attuazione di un SGSL tramite l’Auditing. Quali Competenze sono necessarie? Quali presidi organizzativi non possono mancare?”.

La presentazione è stata centrata sull’importanza di definire con chiarezza il criterio per comprendere l’efficace applicazione di un sistema di gestione e, vieppiù,  per un sistema di gestione finalizzato alla salute e sicurezza sul lavoro.

 

Un sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro deve ottenere l’effetto di garantire che un’organizzazione applichi politiche atte a ridurre a un numero, il più possibile prossimo a zero, gli infortuni (naturalmente, lavorando per priorità sui rischi esistenti).

Se è vero che il rischio zero è un traguardo teoricamente impossibile, mutuando l’insegnamento del Dott. Fabrizio Benedetti (CONTARP INAIL), possiamo lavorare sul rischio residuo per indirizzare le azioni più opportune a ridurre le occasioni che questo si trasformi in un infortunio.

Dove è che un Auditor trova il riferimento formale alle modalità che l’organizzazione intende adottare per ottenere questo risultato sfidante?

Naturalmente, nella Politica per la salute e sicurezza sul lavoro, a partire dalla quale si declinano gli obiettivi che riguardano tutti gli aspetti sistemici e tipici del controllo operativo sui processi e sulle attività a rischio. La Politica e gli Obiettivi individuati dall’Alta Direzione sono e devono essere considerati proprio come i principali “Criteri di Audit” per verificare l’efficace applicazione del sistema di gestione.

Cosa dovrà indirizzare, allora, la Politica per la salute e sicurezza sul lavoro?
Sicuramente l’applicazione reale e concreta almeno di quanto previsto all’Art. 15 del
D. Lgs. 81_08 in materia di misure generali di tutela del lavoratore.

Quindi, per estrema sintesi: individuare tutti i rischi, ridurli al minimo [perché spesso azzerare il rischio è impossibile!], ovvero eliminarli alla fonte, ridurre al massimo l’esposizione delle Risorse Umane ai fattori di rischio. Inoltre, ancora in estrema sintesi, garantire la consultazione e partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti.
Tra le misure individuate all’Art. 15, lapartecipazione e consultazione dei lavoratorirappresenta un impegno significativo e primario,che ha come contropartita lo sviluppo della cultura dell’organizzazione a tutto tondo, attraverso la consapevolezza e responsabilizzazione delle Risorse Umane.Si tratta, in buona sostanza, della base di partenza per costruire una squadra vincente, costituita dalle Risorse Umane aziendali. La partecipazione e la consultazione dei lavoratori, quando trasformate in strumento pro-attivo, a ben riflettere, sono lo strumento principe per coinvolgere tutte le migliori intelligenze aziendali nello sviluppo e miglioramento continuo dei processi e dei prodotti o parti intermedie della produzione, lavorando sui fattori produttivi. Si parte dalla conoscenza approfondita dei processi e attività o lavorazioni, sia dal punto di vista della salute e sicurezza sul lavoro, sia dal punto di vista degli aspetti più propriamente produttivi, spesso interrelati, per definire i percorsi di miglioramento continuo e i salti di qualità operativi, i cosiddetti “breakthrough”, che possono riguardare tutti gli aspetti della gestione aziendale.

A proposito del tanto bistrattato Art. 2087 del Cod. Civile, saranno proprio le Risorse Umane aziendali a trovare le migliori soluzioni per la sua concreta attuazione: una attuazione che potrà passare attraverso logiche “Lean” o “Industry 4.0”, ove le Risorse Umane diventeranno protagoniste e non il classico “peso” agli occhi dell’Alta Direzione.
Si otterrà, così, la conformità alla Legge e, nello stesso tempo, l’efficacia e la migliore efficienza dell’organizzazione produttiva.

Occorre, però, che questa visione si declini attraverso una metodologia di analisi scientifica. Non ci può essere alcuna sicurezza (né miglioramento produttivo, si badi bene) se non si considera tale elemento nel suo insieme.

 

Senza una dellee tre gambe della sicurezza, il tavolo dell’efficacia gestionale non starà in piedi. Se è vero che oggigiorno gli aspetti “Giuridico-normativi” e di “Protezione ingegneristica” sono un ambito di conoscenza esplorato e mediamente applicato, non è altrettanto vero per gli aspetti di prevenzione che afferiscono l’area dei “comportamenti sicuri”.
Ecco, allora, che si delinea una competenza dell’Auditor che è mappata dalle Norme che lo riguardano, ma non mai adeguatamente sviluppata, sino a oggi.

Per tanti operatori della salute e sicurezza sul lavoro, la conoscenza della teoria e dei metodi che riguardano lo sviluppo di comportamenti sicuri è ancora troppo sommaria. Occorre che vengano messe a fuoco le competenze necessarie per creare un ambiente ove si riconosca, finalmente, che il paradigma del LCP (Lavoro Come Progettato) non coincide con il LCE (Lavoro Come Eseguito) e che nel mezzo tra i due poli ci sono i fattori che conducono le Persone a commettere errori o scelte sbagliate. Niente è casuale, esistono da decenni studi manageriali che permettono di indirizzare l’azione di guida nel miglioramento della Formazione (Education e Training) delle Risorse Umane a partire dalla conoscenza dei fattori che influenzano i comportamenti, sia collettivi, sia dei singoli.

Non è un caso che si siano sviluppate le figure professionali degli Psicologi del lavoro, dei Counselor Aziendali e dei Coach (Business, Behaviour, Performance, Change), sebbene queste, nel nostro Paese, stentino ancora ad essere utilizzate. Beninteso, occorre diffidare dai “Coach” fai da te, come degli Auditor “fai da te” o di qualunque figura professionale, che non sia stata riconosciuta e qualificata a livello associativo e, possibilmente, supportata da una certificazione professionale.
Questa riflessione ci riporta immediatamente al dettato della Legge 4_2013 sulle figure professionali non organizzate in Albi e/o Collegi, esattamente come è quella dell’Auditor. L’Auditor, al fine di valutare l’efficace applicazione di un sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro, deve avere conoscenze e competenze nell’ambito della gestione deicomportamentie del cosiddetto “human factor”.
Tali competenze gli permettono anche di verificare come sia stata progettata la formazione, che deve essere considerata un importante fattore dicambiamento dei comportamenti. Una formazione che tenga conto della trasmissione di valori positivi [education] verso la sicurezza e la salute e che sia progettata sulla base dei processi della specifica organizzazione. Inoltre, l’Auditor così preparato ha la possibilità di valutare l’efficacia della metodologia applicata dall’Organizzazione sui posti di lavoro, attraverso la quale sono indirizzati i comportamenti corretti (i cosiddetti “antecedenti” dei comportamenti).  L’Auditor, sarà così in grado di comprendere e valutare anche l’efficacia delle modalità adottate per gestire i feedback da fornire ai lavoratori e necessari per il rinforzo ai comportamenti corretti, l’estinzione di quelli indesiderati, l’interruzione di quelli pericolosi.

 

Solo sviluppano queste competenze, l’Auditor potrà verificare la coerenza dei contenuti della Politica per la salute e sicurezza sul lavoro, la logica e corretta declinazione degli obiettivi che ne discendono e soprattutto la coerente progettazione di programmi di miglioramento e/o cambiamento radicale dei comportamenti a rischio e nei luoghi e lavorazioni a rischio.
Per supportare e completare tale bagaglio di competenza occorrerà l’approfondimento della teoria dello “human factor”. Si tratta di un insieme di conoscenze che aiutano a comprendere i fattori che provocano gli errori delle Persone. Si ha notizia che oltre il 90% degli infortuni derivi proprio da errori umani e da comportamenti errati.

Quindi, da un lato la conoscenza dei fattori che indirizzano i comportamenti, dall’altro la conoscenza dei fattori che provocano gli errori involontari.

Valutare come sono indirizzati tali fattori, permetterà all’Auditor comprendere, valutare consapevolmente e documentare se un sistema di gestione ha la possibilità di essere efficace e se è reale e credibile la dichiarazione della sua applicazione… In tal modo l’Auditor saprà come predisporre il proprio rapporto e non correrà il rischio di essere lui stesso un fattore di pericolo per la buona ed efficace applicazione del sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro.

Riccardo Bianconi
(Coach, Counselor, Formatore, Auditor)